Devozione a S. Biagio | il pane


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I riti per San Biagio


La devozione a S. Biagio è accompagnata da riti e manifestazioni popolari multiformi. 

Uno dei riti più caratteristici e più comuni è l'unzione e la benedizione della gola con i ceri accesi ed incrociati. 

Un antico Benedizionale manoscritto che nel sec. XVII si conservava nella chiesa di Santo Stefano a Napoli riportava alcune formule di benedizione per il pane, il vino, le frutta, i cereali (avena, favetta, orzo, ecc.) in cui si invocava S. Biagio. 

Le motivazioni erano: 

a) per i pani: (dal latino)  Benedici, o Signore, questi pani... affinché chi ne abbia mangiato o gustato ottenga completamente guarigione da ogni male di gola e da qualsiasi infermità corporale e noi, tuoi servi, conservi sani da ogni malattia dell'anima e del corpo, per i meriti e l'intercessione del martire S. Biagio...

b) per i cereali:   Benedici, o Signore, questi semi... affinché gli animali che ne mangeranno o ne gusteranno, per i meriti ed intercessione di S. Biagio, ricevano completa guarigione da qualsiasi infermità siano aggravati...  . 


MONETA SAN BIAGIO

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Il "Pane" di San Biagio

Altra usanza in molti paesi europei è quella di benedire e mangiare speciali panini confezionati in varie forme che alludono alle varie parti del corpo di cui si desidera la protezione e la guarigione.
Così i cannaruzzeddi di San Brasi in Sicilia (= gola di S. Biagio) che sono sia una forma di pane e di pasta simili alla trachea sia un mollusco (il dentalium) con cui si confeziona una collana e si appende al collo nel giorno di S. Biagio. 
 
Particolari le panicelle preparate a Taranta Peligna in provincia di Chieti con un rito spettacolare che coinvolge tutta la popolazione.
Quattro fustelli di pane uniti insieme come quattro dita di una mano, simboleggiano l'unione e la collaborazione degli uomini e indicano la mano di S. Biagio che benedice tale collaborazione. 
Sulla panicella s'imprime con uno stampiglio di legno l'immagine di S. Biagio nell'atto di liberare il ragazzo dalla lisca di pesce. La panicella è distribuita al popoìo nel giorno della festa e qualche volenteroso lo porta anche ai paesi vicini. Prima di mangiarla si recita il Padre nostro e la si bacia, come dicono questi versi: 
 
Uje è la festa de San Biase nustre
Patrone de la gole e de la lane
ufremme panicelle ‘nghe la mane,
magnemme, ma prime nu Paternustre.

L'usanza di distribuire pani benedetti si ritrova in molte cittadine italiane dove vengono modellati in modo da assumere la forma delle parti malate. 

Anche a Roma questa usanza sopravvive nella chiesa di San Biagio alla Pagnotta, officiata dagli Armeni, mentre a Milano si mangia una fetta di panettone conservata appositamente dal giorno di Natale. 

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I  Cereali e San Biagio

In alcune regioni del prossimo Oriente: Macedonia, Romania, Grecia e nei paesi slavi è ancora in vigore l'uso di far benedire nel giorno festivo di S. Biagio una manciata di cereali che poi vengono mescolati con gli altri destinati alla semina per assicurarne la germinazione e una buona raccolta. 
 
 
In alcuni paesi della provincia di Reggio Calabria, come Plaesano, Scido, San Procopio c'era l'usanza da parte dei «massari » di girare con i carri trainati dai buoi intorno alla chiesa di S. Biagio oppure intorno alla colonna che portava la sua statua con la convinzione che la mancata partecipazione a tale rito comportava seri pericoli per le persone e per gli animali durante l'anno.


A Castel di Sasso, in provincia di Caserta, il parroco unge invece la gola con una penna di gallina immersa nell'olio benedetto. 

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