Inni a San Biagio



Le composizioni innografiche dedicate a San Biagio 

Il passo di Aezio di Amida già citato ci fornisce una testimonianza indiretta della devozione dei Greci verso il nostro Santo. 

Le testimonianze dirette le abbiamo dalla liturgia e precisamente dalle composizioni innografiche. 

Alcune risalgono all'VIII secolo, altre sono dei secoli successivi, fino all'XI. 

Sono inni per essere cantati al vespro e al mattutino del 3 febbraio. 

Ne sono autori S. Teodoro Studita (759-826), egumeno del grande e celebre monastero di Studion in Costantinopoli, Giuseppe Innografo (816-886), Santo siciliano trasferitosi a Costantinopoli, dopo l'invasione dell'isola dagli Arabi, Giorgio vescovo di Nicomedia (sec. IX), Giovanni Mauropode (sec. X-XI), Cristoforo di Mitilene, il migliore poeta bizantino del sec. XI.)


MONETA SAN BIAGIO

La Passio come ispirazione

Alcuni autori moderni che si sono interessati del culto di S. Biagio, seguendo il card. A. Mai, hanno attribuito a S. Giovanni Damasceno (sec. VII-VIII) un inno in onore di Biagio, ma la critica moderna concorda nel ritenerlo opera di Giovanni Mauropode. Di altri inni minori, ma non meno belli, non conosciamo gli autori. 
 
Caratteristica comune di queste composizioni è che si ispirano al testo della « Passio », attigendovi più o meno abbondantemente. 
Ora lodano la virtù del Santo e l'invitta costanza del martire, ora ricordano ed ammirano i miracoli da lui compiuti, ora invocano la sua intercesisone contro le malattie, specialmente quelle che affliggono la gola. 
Non trascurano di ricordare e lodare anche le sette donne che hanno subito il martirio insieme con S. Biagio. 
 

L'inno di Innografo

Incominciando da Giuseppe Innografo (816-886) riusciamo ad avere un saggio di questa poesia sacra.

Il suo inno composto di 28 strofe è stato inserito nei libri liturgici ufficiali della Chiesa ed è attualmente cantato nel giorno festivo del Santo. 
L'Innografo, oltre ad alludere ad alcuni episodi della vita di S. Biagio, insiste soprattutto nell'evidenziare le virtù ed i compiti specifici del Pastore e di un pastore del sec. IV, cioè di rendere testimonianza alla verità con l'esempio e con la parola per sconfiggere la falsità e l'errore. 
Ecco come si esprime il poeta:  Tu, o Biagio, con gli splendori della sacra predicazione hai ridotto le tenebre dell'ateismo, Tu, luminare ornato con gli splendori dei miracoli e del martirio, illumini tutto il creato  . (Ode I, 1). E ancora:  Con lo spargimento del tuo sangue, O Biagio, è stata spenta la fiamma dell'errore, con lo splendore della tua parola è stato illuminato il creato (Ode 7,2). 
La testimonianza di fede del Santo è ricordata in quest'altra strofa:  O martire e Pastore, avendo tu l'anima illuminata di celeste splendore hai coraggiosamente confessato in giudizio l'incarnazione del Verbo di Dio   (Ode IV, 1). 
 
Un'allusione alla liberazione del bambino dalla spina di pesce ma traslata in campo spirituale la troviamo nei seguenti versi:  Coloro, che soffocati continuamente dalle spine della vita, sono liberati, o Biagio, per le tue preghiere e ti proclamano loro protettore   (Ode I )