Manna di San Biagio a Maratea 
il miracolo



LE RELIQUIE DI SAN BIAGIO

san Biagio da Maratea

Nel 732 la popolazione di Maratea accolse con entusiasmo le reliquie di S. Biagio - il torace, un femore, una parte del cranio e del braccio destro - trasportate dai fedeli armeni e costruì in cima al colle che sovrasta la cittadina e prese poi il nome del patrono, una cappella sulle rovine di un tempio dedicato a Minerva.

Nel corso dei secoli la cappellina si è ampliata raggiungendo le dimensioni dell'attuale basilica fin dal XIII secolo.

URNA SAN BIAGIO
URNA RELIQUIE SAN BIAGIO

 Nel XVII il re di Spagna Filippo IV volle costruire all'interno del santuario la cosiddetta Cappella reale dove tuttora sono custodite le reliquie in un cofanetto di marmo posto sotto l'altare sopra il quale campeggia il busto d'argento del patrono Biagio  che non è più l'originale, modellato nel 1706 e rubato nel 1976, ma una copia fedele che risale al 1979. 
Il 3 maggio 1941 fu fatta una ricognizione ufficiale per il riconoscimento di quanto contenuto nell’urna: il torace, una parte del cranio, un osso di un braccio e un femore del santo armeno. 

la Manna a Maratea

Nella cappella è conservata anche una coppa d'argento in stile gotico che raccoglieva la cosiddetta manna, un liquido acquoso di color biondo gocciolante dall'urna, ma anche dalle colonne e dalle pareti della cappella, e talvolta persino dagli altari e dai muri di tutta la chiesa. 

La venerazione di Maratea per il santo protettore Biagio accrebbe l'evento miracoloso della santa manna.

In più di un’occasione, la statua e le pareti della basilica si ricoprirono, e in modo abbondante, di un liquido acquoso, di colore giallastro, raccolto dai fedeli e adoperato con estrema devozione per la cura dei malati, in quanto proprietario di poteri taumaturgici.

Fu papa Pio IV, all’epoca vescovo di Cassano, che nel 1563 riconobbe il liquido come “manna celeste”.

Ma dal 1620 circa il fenomeno si è attenuato e si è ripetuto sporadicamente. 

Nel 2009 il miracolo è stato però particolarmente copioso, ripetendosi per ben quattro volte.